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“Nel sistema creditizio italiano resta significativo il peso delle banche locali costituite in forma cooperativa. Negli ultimi anni una rete costituita da oltre 400 banche di credito cooperativo indipendenti ha ampliato gli spazi operativi nel mercato del credito, soprattutto nei confronti delle imprese, facendo leva su una capillare presenza dei propri sportelli e su un modello di intermediazione incentrato sulla continuità delle relazioni di clientela. Il processo di globalizzazione accentua l’esigenza, anche per le banche cooperative, di adeguare l’offerta alle esigenze delle piccole e medie imprese; di accrescere l’efficienza gestionale, migliorare il governo dei rischi. In altri paesi, la cooperazione di credito si avvantaggia di sistemi integrati, volti a superare i vincoli della piccola dimensione con la centralizzazione delle attività produttive e di servizio. Il sistema italiano delle banche di credito cooperativo deve proseguire il proprio impegno nella ricerca di soluzioni organizzative nuove, in grado di assicurare maggiore integrazione ed efficienza della rete, nel rispetto dell’autonomia dei singoli organismi”.
Questa la dichiarazione del Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che in occasione dell’assemblea dell’ABI del 9 luglio scorso, nell’ambito del paragrafo sulla ristrutturazione del sistema bancario, ha per la prima volta dedicato una specifica attenzione alla realtà delle Banche di Credito Cooperativo, valorizzandone il ruolo.
L’assemblea dell’ABI è stata, come sempre, occasione importante per l’industria bancaria di fare il punto della situazione, rispetto alle prospettive del mercato e alle relazioni con i principali interlocutori e portatori di interessi (le banche e le famiglie, le banche e le imprese, le banche e le istituzioni e le Autorità di controllo).
Nell’occasione, il presidente Faissola ha tra l’altro indicato la volontà di procedere ad un ripensamento riguardo alla commissione di massimo scoperto, individuando “altre forme di corrispettivo per la disponibilità di fondi e linee di credito”. Le soluzioni, valorizzando “la trasparenza e la competitività di mercato”, sono comunque affidate alle singole banche: “spetta alle singole banche definire i rapporti con la loro clientela”, ha infatti dichiarato il presidente dell’ABI.
Questo tema è stato anche ripreso dal Governatore Draghi, che ha espresso un plauso per le iniziative di auto-regolamentazione dell’industria bancaria.
Il riconoscimento dell’accresciuto peso delle Banche di Credito Cooperativo-Casse Rurali all’interno dell’industria bancaria è stato sancito anche dall’aumento dei posti assegnati al nostro sistema nell’ambito del Consiglio e del Comitato dell’ABI: rispettivamente, da sei ad otto e da due a tre. Il Credito Cooperativo si posiziona in tal modo al terzo posto dopo le due maggiori realtà bancarie del Paese.
In particolare, in Consiglio ABI sono stati eletti, oltre ad Alessandro Azzi e al direttore di Federcasse Franco Caleffi: Giulio Magagni, presidente di Iccrea Holding e della Federazione delle BCC dell’Emilia Romagna; Giorgio Clementi, vice presidente vicario di Federcasse e presidente della Federazione Toscana; Amedeo Piva, presidente della Federazione Veneta delle BCC; Heiner Nicolussi-Leck, presidente della Federazione Cooperative Raiffeisen; Augusto dell’Erba, presidente di Iccrea Banca e della Federazione delle BCC di Puglia e Basilicata; Roberto Mazzotti, direttore generale di Iccrea Holding.
In Comitato Esecutivo, oltre al presidente e al direttore della Federazione Italiana, entra il presidente di Iccrea Holding, Giulio Magagni.
In questa stessa logica, di riconoscimento dell’accresciuto ruolo del nostro sistema nell’industria bancaria italiana, va inquadrata la nomina del presidente di Federcasse Azzi a vice presidente dell’ABI.
E’ la prima volta che un esponente del Credito Cooperativo è chiamato a ricoprire - peraltro con voto unanime - questo importante incarico all’interno della Associazione delle banche italiane. Ciò rappresenta un riconoscimento per tutto il sistema della cooperazione di credito che in questi anni ha saputo sviluppare un originale percorso di crescita in grado di valorizzare la mutualità in campo bancario, adottando una logica di rete e di ricerca di qualità ed efficienza.
Quanto registrato il 9 luglio nel corso dell’Assemblea ABI conferma sia i meriti sia il livello di responsabilità che vengono attribuiti al Credito Cooperativo e la necessità di guardare al futuro con lungimiranza e lucidità. Il lavoro di tanti amministratori, dirigenti, collaboratori di BCC-CR hanno negli anni portato il Credito Cooperativo – anche sotto il profilo simbolico – ad uscire da una sorta di “minorità”. La possibilità di poter contribuire a definire le linee di sviluppo dell’industria bancaria italiana non si tradurrà in cedimenti alle tentazioni di omologazione. Sarà anzi un’opportunità per valorizzare il fare banca in forma cooperativa, secondo dimensioni non necessariamente grandi e in una logica di efficienza per lo sviluppo dei soci e dei territori e non per la massimizzazione dei profitti per gli azionisti.